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le: un cielo affollato nella finestra ventilata. Respirare la
tranquillità della notte a gambe larghe sul lenzuolo. Ec-
co, ora era lì, proprio a letto, sotto quella povera ma-
donna appesa sopra la spalliera e accecata in un occhio
dalla scarpata di suo padre furente, un giorno di luna
traversa...
La Califfa, come una bambina, dorme tenendo una
mano sotto la faccia. Il suo respiro gli accarezza la guan-
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Alberto Bevilacqua - La califfa
cia. L attesa, il dubbio, l ansia di scoprire, di afferrarsi
alla vita, sono lontani. E, guardando la finestra tremante
di luci, come si può pensare che esista un ufficio con
troppi telefoni, una città comandata da un nome, una
moglie che si chiama Clementina, un uomo che non cre-
de in niente come il Gazza? No, non è stata solo una fu-
ga. La sua vacanza comincia ora, nel respiro della Califfa
così dolce di purezza non smarrita.
Ma la notte passa e arriva l alba. Le luci spariscono,
l erba si illumina, gli uccellini cominciano e lui, col len-
zuolo buttato ai piedi del letto, si può rivoltare come gli
piace, ché la Califfa non è Clementina e non gli abbaierà:
«Annibale, ma stai fermo santoddio, un po di contegno
perbacco!... di rispetto per il sonno degli altri!» (e lui via,
a farsi piccolo, attaccato alla sponda, che sposta la gamba
lentamente, come se evitasse una mina, una gamba che
vorrebbe saltare, invece, sotto la coperta...).
L alba cresce sui campi ed ecco il lattaio, con la trom-
ba. La tromba sale dalle curve della straducola, insisten-
te e aggressiva, e sua madre, dalla stanza accanto, bor-
botta: «Maledetto Carlino, gli pigliasse un colpo, a lui e
alla sua tromba...». Adesso Carlino strombazza sotto ca-
sa, e sua madre salta dal letto e grida vengo, vengo, asi-
no, smettila che vengo... il latte, un mastello di latte, il
latte con il pane, il latte con la polenta arrostita, il latte
con quella tromba... sono anni che non assaggia il latte...
niente latte per la colite, dice il dottore, veleno!...
Il Gazza smise di pestare in quel modo sul clacson
quando, con un ultimo scrollone della macchina, che da
un valloncello saltò in alto sul gomito della curva, vide
laggiù Doberdò e la Califfa, bellamente distesi sulla
macchia rossa del plaid, nello spiazzo d erba pestata.
Frenò allora, con un risolino, e si buttò saltellando in
mezzo all erba, e intanto gridava: «Commendatore,
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commendatore... Grazie a Dio l ho ritrovata, commen-
datore!...».
Doberdò sentì quella voce salirgli dal fondo del son-
no, come un corpo estraneo proiettato dal fondo di
un acqua tranquilla e, nell ultimo subbuglio di immagini
nella sua testa, spalancò gli occhi, in tempo per vedere il
Gazza che, con uno scatto, saltava il fosso e, correndo
verso di lui, si toglieva il cappello:
«Commendatore, ma che ci fa qui... Sono già le cin-
que e alle cinque e mezzo abbiamo quell onorevole da
Roma... Fortuna che ho avuto buon naso; lo dicevo, io,
che l avrei trovata, che sapevo dove mettere le mani...»
Doberdò, con una smorfia e grattandosi in testa, guardò
la campagna dove il sole cominciava a calare, guardò la
Califfa che si risvegliava fregandosi gli occhi. Un uccelli-
no cantò sopra la sua testa e lui guardò in alto con un
sorriso.
Ma fu solo girando la testa verso il Gazza che, dal suo
stomaco rinvigorito, salì quella spinta vitale che lui, con
gli occhi vaganti nell amaro risveglio, stavolta non trat-
tenne.
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XII
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1.
La Viola, da par suo, e cioè con quell ingenuità che
sospettava di tutto e di tutti, che accusava a parole ma
che poi finiva invariabilmente per tradirla, consigliava
dunque la Califfa sullo svolgersi di un avventura del tut-
to ignota, in fondo, anche a lei. Ma potevano dirsi atten-
dibili, questi consigli, limitati com erano a un calore tal-
mente istintivo e deformati, spesso, da malafede e
ignoranza? La Califfa non è che non se lo chiedesse, ma
preferiva non chiarire il dubbio, perché troppo viva era
la suggestione che esercitavano su di lei le contorte vi-
cende della sua compagna e  soprattutto  troppo assil-
lante era il bisogno di averci finalmente un pretesto ai
suoi errori, per il gusto di non mettere più in gioco una
certa parte della sua responsabilità. [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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